ROMA, 14 DICEMBRE – Il Mediterraneo, da sempre la porta d’ingresso dell’Oriente verso l’Europa e cerniera con l’Africa è al centro di importanti novità che ne accrescono il valore strategico. Due esempi: i grandi giacimenti di gas naturale fra Egitto, Israele, Cipro, a cui si aggiungono quelli probabilmente presenti nel basso Adriatico e l’arrivo della nuova “via della seta”, ancora in cerca del suo punto d’arrivo, snodo finale verso l’Europa continentale. Oggi è conteso fra Grecia e Italia. Bene ha fatto l’Italia a incrementare le nostre relazioni con la Cina nell’ultimo biennio, perché la Grecia, attivissima sulle questioni marittime, sta investendo massicciamente nei suoi porti, anche per attrarre i capitali cinesi nella loro realizzazione”. E’ questo uno degli elementi scaturiti nel convegno ”Mar Mediterraneo: sfide, problemi, oppotunita’ per il sistema Paese”, svoltosi presso la Camera dei Deputati a Palazzo San Macuto organizzato dal Centro Studi Glocal di Crotone e dal Centro Studi Criticalia di Roma. Presenti tra gli ospiti l’Ambasciatore del Regno del Marocco in Italia, varie personalita’ del mondo politico, economico, scientifico e del sociale. Folta la presenza di studenti di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali di alcune universita’ romane. Tra i relatori, Vito Petrocelli, Presidente della Commissione Esteri del Senato; Riccardo Migliori, gia’ presidente delegazione parlamentare Osce e analista geopolitico; il ministro plenipotenziario Luca Gori, vicedirettore generale del Ministero degli Affari Esteri; Daniele Rossi, Presidente CCIAA di Catanzaro; Moustafa El Ayoubi, giornalista e analista geopolitico; Donatella Tesei, Presidente Commissione Difesa del Senato; Mario Caligiuri, Direttore del Master in Intelligence dell’ Universita’ della Calabria. L’incontro e’ stato moderato da Alberto Negri giornalista ed esperto di Medioriente.
Si e’ poi affrontato il nodo Libia: ”Un governo solido in Libia – hanno evidenziato i relatori – non sarebbe cruciale solo da un punto di vista economico, ma sarebbe fondamentale per la gestione dei flussi di migranti diretti in Italia. Con l’arrivo di Trump, il G7 lo ha evidenziato in modo plastico, saremo soli sul tema del controllo dei flussi migratori e in generale sulla questione della stabilizzazione della Libia, se non per operazioni mirate antiterrorismo. Più in generale saremo soli in Mediterraneo a proteggere i nostri interessi nazionali”.
”Purtroppo l’Italia – e’ stato rilevato – paga il prezzo di non aver definito una strategia marittima di ampio respiro. Al contrario, dall’estate del 2016 abbiamo ritirato le nostre navi anche dal Mediterraneo centrale dove operavano costantemente 5 unità di superficie e non abbiamo dato seguito nemmeno a operazioni di soft power/naval diplomacy, come quelle del 30° gruppo navale intorno all’Africa, nonostante la politica estera nazionale indichi, proprio nell’Africa, l’area di massimo interesse nazionale”. ”La Mediterraneite – come l’ha definita il presidente Migliori e ripreso dal sen. Petrocelli – e’ una sindrome che deve essere curata si, ma anche salvata. Portare il Mediterraneo ad essere il centro del mondo – come diceva Aldo Moro – e’ un bene per tutta l’umanita”’. Sul fronte economico, infine, e’ stato sottolineato il grande sforzo italiano sul fronte mediterraneo e a stimolare cio’ sono soprattutto gli investimenti nazionali che dovrebbero aumentare la loro percentuale sul Ppil dei vari Stati. Tra questi paesi, Marocco, Algeria e Tunisia le cui economie sono spinte da ingenti risorse naturali e dalla crescita sostenuta degli stili di vita della classe media. Fra i Paesi cosiddetti della ”Porta dell’ Asia” sono invece l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e la Turchia con quest’ultima che sta facendo una grossa pressione su alcuni paesi rivieraschi per egemonizzare una parte del Mediterraneo.